Un libro che aiuta, meglio di altri, ad avvicinarsi alla spiritualità giapponese e al complesso mondo sottinteso alla cerimonia del tè è “Lo zen e la cerimonia del tè” di Kakuzo Okakura.
Okakura, nato nel 1862 e discendente di samurai divenuti commercianti di sete, frequentò la Tokyo Imperial University, in lingua inglese, in anni in cui il Giappone si stava impetuosamente occidentalizzando. Questo processo, in campo artistico, negò e accantonò tanta della tradizione giapponese, giungendo a volte a ridicolizzarla.
Fu in questo contesto, grazie al suo mentore, un americano di nome Fenollosa, che Okakura si appassionò al patrimonio culturale del suo paese e iniziò a lavorare alla sua salvaguardia.
Nella tarda maturità, divenuto sovrintendente per l’arte cinese e giapponese al Museum of Fine Arts di Boston, pubblicò parecchi articoli e tre libri.
“Lo zen e la cerimonia del tè” vuole spiegare al mondo occidentale le peculiarità dell’Oriente, e il tè diventa simbolo di un mondo che allora veniva ancora rappresentato in un miscuglio di fantasie e realtà.
Il tè e non altro perché, scrive Okakura, la tazza di tè è l’unico rituale asiatico a essere completamente accettato in Occidente.
Introduce il teismo – il culto del tè-, si sofferma poi sulla storia del tè e sui legami tra tè e zen. Scrive della stanza del tè, dell’arte, dei fiori e termina con i maestri del tè. Il libro si chiude con il sorriso del maestro Rikyū (1522-1591) che entra nell’ignoto.

Katsushika Hokusai (葛飾北斎)
La parte che ci ha colpito di più è la prima: in queste righe troviamo il senso del conforto che il tè sa dare.
“La filosofia del tè non è mero estetismo nella comune accezione del termine, giacché esprime, con l’etica e la religione, la nostra concezione dell’uomo e della natura. E’ igiene, in quanto costringe alla pulizia; è economia, in quanto mostra che il benessere va ricercato nelle cose semplici, non in quelle complicate e costose; è geometria morale, in quanto definisce il rapporto armonico tra noi e l’universo. Rappresenta l’autentico spirito della democrazia orientale, giacché trasforma tutti coloro che gli sono devoti in aristocratici del gusto.”
Scritto da Ezio e Ombretta bevendo Genmaicha, tè bancha giapponese con riso soffiato e riso tostato.